Il Giornale dell'Arte: Era nata Povera ma ora è invitata in Borsa a Parigi

October 4, 2024

Gilberto Zorio e Gian Enzo Sperone ai microfoni in occasione della personale dell’artista nel 1969
Gilberto Zorio e Gian Enzo Sperone ai microfoni in occasione della personale dell’artista nel 1969.

A Parigi l’Arte Povera entra in Borsa (cfr. articolo a p. 72). Ma i suoi titoli hanno cominciato a essere quotati sui listini internazionali sin dalla seconda metà degli anni Sessanta per merito di una ciurma di avventurieri che senza marketing e strategie hanno conquistato il mondo. Le ragioni sono dovute alla capacità di intercettare un cambiamento profondo della scena artistica mondiale attraverso un percorso identitario riconosciuto internazionalmente. E poi non va dimenticato che, come ha sottolineato Tommaso Trini, «questa volta il contributo dell’Italia non è solo fecondo ma organizzato». E così in quegli anni formidabili è successo quello che non sarebbe più avvenuto sino agli anni Ottanta quando con minor fortuna si è imposta la Transavanguardia. Ogni storia che si rispetti ha i suoi eroi. La nave salpa per merito di Germano Celant, che aveva individuato un gruppo di giovani artisti dalla straordinaria vitalità, in grado di sconvolgere i criteri tradizionali dell’estetica borghese a favore di una ricerca processuale di carattere antropologico, dove si attua una relazione diretta tra arte e vita. Ma non bisogna dimenticare il contesto, ovvero una città imprenditorialmente avanzata come Torino intenzionata a prendere le redini dell’avanguardia che fino a quel momento erano state nelle mani di Milano e Roma.

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