Il Giornale dell'Arte: Il viaggio solitario di Maria Lai in America
November 1, 2024
Un’ampia retrospettiva di un centinaio di opere approfondisce il lavoro dell’artista sarda in relazione al viaggio che fece nel 1968 in Canada e negli Stati Uniti «per capire quale strada intraprendere.
di Maurita Cardone
Un fitto ordito di connessioni lega la Sardegna a New York, fatto di emigrazione, di personaggi come Costantino Nivola che qui costruì la sua intera carriera, e di luoghi quale oggi è il Magazzino Italian Art, museo fondato dal sardo Giorgio Spanu con la moglie americana Nancy Olnick nella Hudson Valley, recentemente insigniti a Firenze del Premio Rinascimento+ (cfr. lo scorso numero di «Vernissage», p. IX). Quell’ordito si arricchisce dei fili delle opere di Maria Lai (1919-2013), cui Magazzino, dal 15 novembre al 28 luglio 2025, dedica la mostra «Maria Lai. A Journey to America», una retrospettiva che approfondisce il lavoro dell’artista sarda in relazione al suo viaggio del 1968 in Canada e negli Stati Uniti. Curata da Paola Mura, direttrice artistica di Magazzino, la mostra presenta circa 100 opere. Il percorso si snoda attraverso le fasi della vita e della ricerca artistica di Maria Lai, iniziando da un corpus di opere che, come il viaggio di Lai, partono dalle radici, dalla Sardegna: il paesaggio e la cultura sardi sono al centro dei suoi primi lavori come «Veduta di Cagliari» (1952) e «Ritratto di Salvatore Cambosu» (1952), entrambi esposti a Magazzino. Il trasferimento a Roma nel 1956 è il primo passo di un’apertura di prospettive che trasformerà il suo lavoro. Nella capitale Lai entra in contatto con l’Arte Povera (cui è dedicata la collezione permanente di Magazzino) e frequenta gallerie che espongono Kline, Twombly, Rauschenberg. Nascono in questo periodo lavori in cui la Sardegna è ancora fonte di ispirazione, ma dove appaiono i segni di un’arte che aspira a superare i limiti del realismo.